Alla fine il processo si è concluso con la vittoria di Johnny Depp. L’attore è stato diffamato dall’ex moglie Amber Heard.
Questo l’esito della sentenza della giuria. L’attrice dovrà pagare a Depp 15 milioni di dollari di danni. Dei 15 milioni che deve pagare Heard, 10 sono a titolo di risarcimento danni e 5 sono danni “punitivi”. La controquerela di Heard ha avuto successo su un conteggio e le sono stati assegnati 2 milioni di dollari, ma solo di risarcimento. “La delusione che provo oggi va al di là delle parole. Ho il cuore spezzato dal fatto che la montagna di prove raccolte non sia stata ancora abbastanza per resistere al potere, all’influenza sproporzionata del mio ex marito” ha commentato Heard subito dopo la sentenza. “Sono ancora più delusa da cosa significhi questo verdetto per le altre donne. È una battuta d’arresto. Porta indietro l’orologio a un tempo in cui le donne che parlavano apertamente potevano essere pubblicamente svergognate ed umiliate” ha aggiunto.
Depp ha commentato la sentenza in una dichiarazione pubblicata su Instagram. Non era infatti presente al processo perchè si trova ancora in Gran Bretagna dove ieri ha suonato con Jeff Beck alla Royal Albert Hall di Londra. “Sei anni fa, la mia vita, la vita dei miei figli, la vita di coloro che mi erano più vicini e anche la vita delle persone che per molti, molti anni mi hanno sostenuto e hanno creduto in me sono cambiate per sempre. Tutto in un batter d’occhio. […] E sei anni dopo, la giuria mi ha restituito la mia vita. Sono veramente umiliato” ha scritto. L’attore ha raccontato che la sua decisione di portare avanti questo caso è stata presa solo dopo aver riflettuto a lungo. Sostenere la verità era però un dovere nei connfronti soprattutto dei suoi figli. “Il meglio deve ancora venire e un nuovo capitolo è finalmente iniziato. Veritas numquam perit. La verità non perisce mai” ha concluso nella dichiarazione.
Secondo la giuria le accuse si basavano su “bufale” costruite ad arte per screditare la reputazione di Depp. L’attrice aveva scritto un articolo sul Washington Post nel 2018, nel quale accusava l’ex marito di violenze e abusi, in cui si descriveva come una “persona pubblica che rappresenta abusi domestici”. Al contempo, alla Heard è stato riconosciuto il risarcimento di 2 milioni di dollari (contro i 100 richiesti) perché riconosciuta vittima a sua volta di diffamazione da parte dell’attore, che l’aveva accusata, insieme ai suoi amici, di avere orchestrato una versione per la polizia su suggerimento del suo avvocato e del suo addetto stampa. In breve, nella complicata vicenda giudiziaria, la giuria ha stabilito che i due ex coniugi si sono diffamati a vicenda.
La sentenza, che doveva essere emessa per le 21, ora italiana, è stata rimandata di alcuni minuti: la giudice Penny Azcarate ha infatti rimandato la giuria in camera di consiglio perchè i giurati non hanno assegnato una cifra compensatoria della eventuale diffamazione nel loro verdetto.
La storia del processo
Dopo oltre 100 ore di testimonianze è arrivata così alle battute finali la guerra legale fra i due ex coniugi. Il 12 aprile, nel tribunale di Fairfax, in Virginia, è cominciato il processo per le accuse di diffamazione rivolte dall’attore Johnny Depp (58 anni) alla ex moglie, l’attrice Amber Heard (36 anni), con una richiesta di risarcimento di 50 milioni di dollari. Il processo è stato trasmesso in diretta per intero su alcuni canali YouTube e in televisione da varie emittenti americane. Ha attirato grandi attenzioni sui tabloid e sui social network per la notorietà dei suoi protagonisti, per come si sono spostate negli anni le simpatie e le empatie dell’opinione pubblica e soprattutto per il contenuto delle deposizioni che si sono accumulate ricche di storie intime e violente su Depp e Heard. Le udienze hanno raccolto per tutte le sei settimane folle di fan (e detrattori) all’esterno del tribunale a Fairfax, in Virginia: decine di persone in attesa d’intravedere i due protagonisti (a volte, entrando o in uscita, Depp si affacciava dal finestrino dell’auto) o magari di essere tanto fortunati da ottenere uno dei 100 ‘passi’ per entrare nell’aula e sedersi ad ascoltare gli imbarazzanti racconti di liti furiose o episodi incresciosi. Ma è su Internet che la battaglia legale ha fatto furore, tutta a vantaggio di Depp. L’hashtag più popolare, #JusticeforJohnnyDepp, ha ricevuto più di 15 miliardi di visualizzazioni su TikTok. Mentre quello “gemello” ma legato alla moglie, #JusticeforAmberHeard, solo 51 milioni di visualizzazioni. Heard ha detto anche in tribunale di aver ricevuto insulti e “migliaia” di minacce di morte. Secondo i dati di Similar Web (società informatica che fa analisi di dati e ricerche per business intelligence e aziende internazionali) alcuni dei più grandi siti di notizie di intrattenimento del mondo stanno registrando enormi aumenti del traffico grazie alle notizie sul processo. Ad esempio: i siti di “People”, “The post” e “New York Post” ad aprile hanno rilevato un aumento rispettivamente del 9%, 16% e 22%. Ne parlano anche le persone che si informano attraverso i motori di ricerca: secondo i dati di Google Trends, nell’ultimo mese, il numero di ricerche per Amber Heard è stato il doppio rispetto a quelle fatte per Elon Musk e quattro volte maggiore rispetto a quello più ricerche per il suo nome rispetto a quelle sull’aborto o sulla Corte Suprema.
La violenza in famiglia è stata al cuore delle argomentazioni finali del processo: “C’è una persona che ha commesso abusi in quest’aula, ma non è Johnny. E c’è una vittima di abusi, ma non è Amber”, ha detto la Vasquez. Chiuse le argomentazioni degli avvocati, la parola è passata ai sette uomini e donne della giuria che hanno poi deliberato all’unanimità.
L’attore ha affermato di essere stato screditato nel momento in cui la donna si è autodefinita sulla stampa “un personaggio pubblico rappresentativo dell’abuso domestico”. La donna in aula ha testimoniato che Depp l’ha aggredita fisicamente e sessualmente in più occasioni. Depp ha chiesto 50 milioni di dollari di danni “ma non è una questione di soldi. Vuole la sua vita e la sua reputazione indietro”, ha detto Ben Chew, l’altro dei suoi legali, ribadendo che l’articolo firmato da Amber tre anni fa sul “Washington Post”, a suo dire, gli avrebbe rovinato per sempre la carriera. Diffamata anche lei quando l’allora legale di Johnny, Adam Waldman, definì “false” le accuse di abusi e la sua “traiettoria da star” morti sul nascere, la Heard ha rilanciato con una richiesta 100 milioni: ma non si aspetta così tanto, era una pretesa simbolica, ha precisato l’avvocatessa Elaine Bredehoft.
L’allora legale di Depp, Waldman, dopo Johnny e Amber, è la terza persona centrale del processo: la Heard sostiene che parlò a nome dell’ex marito e la giudice ha respinto la richiesta del team Depp di considerare quelle affermazioni protette dal privilegio professionale. L’editoriale sul “Washington Post”, in cui Amber si mise in piazza come sopravvissuta alla violenza domestica, è al cuore delle vertenze. Ben Rotterborn, il legale di Amber, ha sostenuto che l’articolo, uscito nel dicembre 2018, era nel suo diritto: “La Costituzione protegge il free speech e lei aveva diritto di discutere la sua vita”. Questo processo – ha aggiunto l’avvocato – è molto di più di Depp contro Heard: “E’ in gioco il Primo Emendamento sulla libertà di espressione”.
Nell’articolo il nome di Depp non viene mai fatto: “Tutti però sapevano che si parlava di lui”, hanno detto i legali dell’attore, nonostante che Johnny “non abbia mai alzato un dito sull’ex moglie, e su nessuna altra donna nei 58 anni in cui è vivo”. Un ragionamento che la squadra di Amber ha rovesciato: non sta alla giuria stabilire che Depp è stato un partner violento, “solo che nel corso del processo non è riuscito a dimostrare il contrario”. Oggi i giurati hanno comunicato con la giudice Penney Azcarate chiedendo lumi su come interpretare una delle domande a cui devono rispondere per valutare se effettivamente Amber Heard ha diffamato l’ex marito: come cioè interpretare il titolo dell’editoriale pubblicato dall’attrice sul Washington Post. Il giudice Penney Azcarate ha detto che i giurati si chiedevano se dovessero considerare il titolo come diffamatorio o se ciò dovesse essere collegato al “contenuto complessivo della posizione espressa nell’intero editoriale”. “Penso che ci sia confusione perché ciò di cui si discute è racchiuso nel titolo dell’editoriale, quindi penso che i giurati siano confusi sul fatto se il problema sia nell’intero editoriale o o soltanto nel titolo”, ha detto il giudice, “ma è chiaro che il titolo è la dichiarazione”. I sette giurati devono anche decidere se le dichiarazioni nel contenuto dell’editoriale della Heard siano diffamatorie. In un passaggio ha scritto: “Poi, due anni fa, sono diventata una figura pubblica che rappresenta gli abusi domestici e ho sentito tutta la forza dell’ira della nostra cultura per le donne che ne parlano”. In un altro passaggio scrive: “Ho avuto un punto di vista privilegiato per osservare, in tempo reale, come le istituzioni proteggono gli uomini accusati di abusi”.
Durante il processo, Heard ha affermato che Depp l’ha aggredita sessualmente durante una discussione nel marzo 2016, ma il team legale di Depp ha lavorato a lungo per dimostrarne l’infondatezza. E mentre il team legale dell’attrice ha notato che non ha scritto lei il titolo dell’editoriale, gli avvocati di Depp si sono concentrati sul fatto che Amber Heard ha twittato il suo articolo senza contestarne il titolo.
Un matrimonio durato 15 mesi
Era il 3 febbraio 2015 quando Johnny Depp e Amber Heard decisero di sposarsi con una cerimonia civile nella casa di lui, a West Hollywood, con festeggiamenti annessi nel weekend sulla spiaggia di Little Hall’s Pond Cay, alle Bahamas. Un legame che era nato a inizio 2012, grazie all’incontro sul set di The Rum Diary, e che si è concluso nel maggio 2016, con una richiesta di divorzio dell’attrice dopo soltanto 15 mesi di matrimonio. Da lì la relazione è continuata nelle aule dei tribunali, negli ultimi sei anni, tra accuse di violenze domestiche e adulterio, il tutto condito con dettagli in modalità splatter.