di Patrizio Geraci
La rubrica di oggi intervista Jordan Mammola, tatuatore di Civitavecchia (RM) con più di vent’anni di esperienza e una vita ricca di viaggi, scoperte e creazioni. il suo cavallo di battaglia ? Il Tattoo Giapponese ma non solo.. Conosciamolo insieme
Jordan, sin da ragazzino era li nella sua cameretta che immaginava il suo futuro con una matita e un foglio di carta. Così che crescono i veri talenti e che fanno oggi il lavoro che sognano. Oggi l’artista civitavecchiese si diletta con lo stile orientale e con il realismo, cercando di fondere entrambi per proporre ai suoi clienti qualcosa di nuovo e personale.
“Nessuno nasce imparato, e i viaggi aiutano molto a capire come funziona il mondo soprattutto nel “Tattoo” un settore molto variegato con storie e culture diversi. Bisogna vedere l’intero quadro, per poi mettere insieme pezzo per pezzo, così è stata la mia vita costruita con frammenti di esperienze e ricordi a volte felici e a volte no. “
Il mio punto di arrivo è il mio studio che vedo crescere ogni giorno dal 2011.
Jordan Tattoo In Via Achille Montanucci 80 a Civitavecchia (RM) .
Quando hai capito che questa sarebbe stata la strada più giusta ?
Dopo aver terminato l’Istituto d’Arte volevo dedicarmi alla carriera militare. Ma è bastata una settimana di CAR per capire che non era cosa per me. Durante il periodo di leva avevo cominciato a tatuarmi, disegnavo per me stesso e gli amici, i quali poi se li tatuavano. Vedendo i risultati mi balzò in mente l’idea che potevo essere io a tatuarli. Così, terminata l’esperienza militare mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti, dove ho seguito corsi di architettura e scenografia. La tecnica di disegno però l’ho sviluppata coltivando la mia dote naturale e tatuando tantissimo.
Il viaggio a Londra ti ha cambiato ?
L’illuminazione è arrivata proprio da lì, a Londra. Erano pochi mesi che tatuavo e la stanza me l’ero pagata proprio con i soldi racimolati dai tattoo che facevo. Andavo in giro per gli studi di Londra per vedere se serviva un tatuatore. Quando proponevo i miei lavori e dicevo loro che ero all’inizio, mi facevano i complimenti. Mi recai anche al Frith Street Tattoo, dove trovai Dante. Gli chiesi lavoro, ma mi distrusse in un attimo. Non volli demordere e decisi di farmi tatuare da loro usando quei pochi risparmi che avevo messo da parte. Mi feci tatuare da Ian Flower un tatuaggio in stile giapponese e capii per la prima volta che cosa significava essere un vero artista.
Quanto è durato il periodo londinese ?
Circa 4 o 5 mesi. Mi è servito per ripartire da capo con il tatuaggio. Sono tornato a Civitavecchia e in uno sgabuzzino ho allestito il mio studio. Dopodiché sono andato a Verona dove sono stato per 3 anni. Lì ho tatuato tanto, ho provato tanti stili diversi. Io stesso mi sono tatuato e ho imparato dagli artisti da cui andavo. Tra questi Andrea Lanzi, Koji Yamagouchi, tanto per fare alcuni nomi.
Hai viaggiato anche altrove ?
Altra tappa fondamentale per me è stata l’Australia. Inizialmente volevo andare negli Stati Uniti, poi mi sono convinto a cambiar meta, anche perché avevo degli amici che vivevano lì. Stetti un anno da quelle parti. Fu fantastico. Lavoravo in uno degli studi più grandi di Perth, dove c’era un grosso ‘via vai’ di artisti internazionali. Sono riuscito a stabilire dei forti legami e tutt’oggi i miei migliori amici li conosciuti proprio li. Sono anche andato in Giappone, dove ho tatuato e mi sono ritrovato a casa di Horikoi, inizialmente senza capire chi fosse. Sono legato anche al sud America , ho tatuato in Costarica con le scimmie a far da spettatrici e in Argentina con Hector Roa è un mio grande amico e mentore.
Dai lavori più recenti notiamo l’orientale. Oggi è lo stile che pratichi maggiormente ?
Si. Il tatuaggio giapponese “come si deve” deve essere di grandi dimensioni, con un solo soggetto riempi un braccio, un’intera schiena, bisogna quindi avere una clientela disposta a impegnarsi sia a livello economico sia a livello fisico. E poi, l’artista che si vuole dedicare allo stile deve affrontare una mole di studio impressionante. Credo che lo stile orientale una volta che ci hai a che fare sia qualcosa che ti porti dentro. Un po’ come il tradizionale. Il realistico B&G lo considero un retaggio dell’accademia, della mia formazione scolastica e ritengo che anche questo stile negli anni renda bene sulla pelle. Orientale e realistico hanno forgiato la mia arte.
Oggi il tatuatore vanta di numerosi riconoscimenti e premi vinti. Quest’anno sarà presente nella scena romana in due eventi importanti per l‘Urban Land il 29-30–01 Settembre/Ottobre come giurato e poi a Fiuggi per l’Expo Tattoo il 10-11 Giugno come concorrente.
Prima di chiudere questa intervista un consiglio che vuoi dare ai più giovani che vogliono diventare dei professionisti di questo settore ?
Siate voi stessi pensate con la vostra testa siate essenziali e concreti.. Buona Fortuna!!